Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, la cittadinanza ha assistito a uno spettacolo che nulla ha a che fare con la serietà, il rispetto e il senso delle istituzioni che dovrebbero contraddistinguere chi ricopre un ruolo pubblico.
Gravissimo e inaccettabile il tentativo di alcuni esponenti dell’opposizione di diffondere insinuazioni e velate accuse nei confronti del Sindaco, nonostante una sentenza civile chiaramente favorevole che ha riconosciuto la piena correttezza del suo operato.
Tali atteggiamenti, oltre a essere moralmente deprecabili, rappresentano un attacco personale infondato e strumentale, finalizzato unicamente a infangare l’immagine del primo cittadino.
Come se non bastasse, nel momento della votazione di un importante provvedimento, i consiglieri dell’opposizione hanno abbandonato l’aula, convinti che in loro assenza non sarebbe stato possibile procedere per mancanza del numero legale. Una scelta chiaramente tattica, dettata non da convinzioni politiche, ma dal mero calcolo.
Pochi istanti dopo, accortisi che il numero legale era invece pienamente garantito, gli stessi consiglieri sono rientrati precipitosamente, per poi uscire nuovamente dall’aula, annunciando il loro “non voto” in segno di protesta. Il tutto condito da una scena paradossale: i rappresentanti dell’opposizione rimasti dietro la porta dell’aula consiliare, intenti ad origliare l’andamento dei lavori, come se il Consiglio fosse un teatrino e non l’organo supremo della democrazia locale.
Un comportamento ridicolo, incoerente e profondamente irrispettoso, non solo verso i colleghi consiglieri, ma soprattutto verso la cittadinanza che ha diritto a un’opposizione seria, presente e coerente.
Le istituzioni meritano rispetto. La politica non può ridursi a un gioco di tatticismi o a una farsa da siparietto. In Consiglio Comunale si rappresentano i cittadini, non se stessi.
L’Amministrazione Comunale proseguirà con il proprio lavoro, nel segno della responsabilità e del rispetto delle regole democratiche, lasciando ad altri la scelta di restare “dietro la porta”.