Il coordinatore regionale Biagio Cantatore risponde alle forze politiche che appoggiano il Pride
Riportiamo in maniera integrale il Comunicato Stampa del Popolo della Famiglia:
«In qualità di coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, sentiamo il dovere di affrontare un tema che, purtroppo, è spesso oggetto di strumentalizzazione e fraintendimento: il rapporto tra la legge naturale e le accuse di omofobia. Ciò perché il movimento che mi onoro di rappresentare trova la sua matrice proprio nei principi della dottrina sociale della Chiesa Cattolica e si propone di riportare al centro della vita pubblica i valori cristiani che hanno forgiato la nostra civiltà “Per avere un punto di riferimento unitario nell’azione politica, piuttosto che escludere a priori, nei processi decisionali, la considerazione del trascendente, gioverà cercare, in esso, ciò che accomuna tutti” (Papa Leone XIV, discorso in occasione del Giubileo dei Governanti e degli Amministratori). Al cuore della nostra visione vi è la dignità inviolabile della persona umana, il rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale e la promozione della famiglia naturale come fondamento della società. Premesso ciò
Ribadiamo – con la massima trasparenza – che la nostra difesa della legge naturale non solo non è un atto di omofobia, ma è radicata in principi che riteniamo fondamentali per il bene di ogni individuo e della società intera.
Cosa Intendiamo per Legge Naturale? Quando parliamo di legge naturale, ci riferiamo a quelle verità intrinseche e universali che riguardano l’essere umano, la sua dignità e le relazioni fondamentali, “non scritte da mani d’uomo, ma riconosciute come valide universalmente in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente” (Papa Leone XIV, disc. Cit.). Non si tratta di un concetto religioso esclusivo, ma di quell’elemento dinamico che attraverso le domande, le esigenze fondamentali in cui si esprime, guida l’espressione personale e sociale dell’uomo. Questo fattore unificante, non uniformante, oltre le interpretazioni personali, culturali e ideologiche, costituisce nel profondo la grammatica per il dialogo costruttivo e fecondo nella costruzione di “una città affidabile” (Papa Francesco, Lumen Fidei, 50).
In questo contesto, la legge naturale ci indica che:
• La maternità e la paternità sono dimensioni essenziali e complementari dell’atto generativo. Un bambino nasce dalla congiunzione di un uomo e una donna. Questa è una realtà biologica innegabile e il punto di partenza per ogni riflessione sulla genitorialità. I sostenitori del PRIDE contestano non solo l’assetto naturale ma mirano allo smantellamento con nuove forme di diritti inventati e precostituiti senza fondamento, come lo pseudo diritto all’aborto;
• La famiglia è, per sua natura, formata da un uomo e una donna. Questo modello, basato sulla diversità sessuale e sulla potenziale procreazione, è la culla naturale in cui i figli possono crescere con un riferimento paterno e materno. Non si tratta di escludere altre forme di convivenza, ma di riconoscere la specificità della famiglia come cellula fondamentale della società. I sostenitori del PRIDE hanno a cuore diversi tipi di famiglie come unioni civili dello stesso sesso (senza obbligo di fedeltà nei confronti dell’altro convivente e con la complicità di avere più relazioni con altri soggetti);
• Ogni figlio ha il diritto fondamentale di avere un padre e una madre. Questo diritto non è un capriccio, ma una necessità evolutiva, psicologica ed emotiva. La figura maschile e quella femminile offrono apporti complementari e insostituibili alla crescita e allo sviluppo armonico del bambino. Privare un figlio, a priori e per scelta, di uno di questi riferimenti, significa ignorare una profonda esigenza della sua natura. I sostenitori del PRIDE mirano alla cancellazione della figura del termine madre a padre, con altri termini genitore 1 e genitore 2 creando non poca confusione.
• Un bambino ha il diritto di conoscere le proprie origini biologiche. Questo aspetto è cruciale per la costruzione dell’identità personale. Negare o celare le origini significa ledere un diritto fondamentale che permette al bambino di comprendere chi è e da dove viene. Non è Omofobia, è Protezione del Bene del Bambino.
Questo avviene per le pratiche dell’utero in affitto o con l’adozione di bambini a coppie dello stesso sesso. Comprendiamo che le nostre posizioni possano essere percepite, da alcuni, come un attacco alle persone omosessuali, ma ribadiamo con forza che il Popolo della Famiglia non nutre alcun sentimento di odio o discriminazione verso gli individui omosessuali. Il nostro impegno è rivolto alla tutela del bene superiore del bambino e alla salvaguardia della verità sulla famiglia.
Distinguere tra l’orientamento sessuale di un adulto e il diritto di un bambino a crescere con un padre e una madre non è omofobia. È piuttosto un atto di responsabilità e di protezione nei confronti dei più piccoli e indifesi.
Il desiderio legittimo di una persona di avere figli non può prevalere sul diritto primario del bambino a conoscere e ad avere entrambi i suoi riferimenti genitoriali, paterno e materno. La nostra battaglia è per una società che riconosca e tuteli la specificità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, non per negare diritti o dignità a chicchessia. Siamo convinti che promuovere la famiglia naturale non sia un gesto di esclusione, ma un modo per costruire una società più stabile, giusta e attenta alle reali esigenze delle nuove generazioni. Continuare a confondere la difesa della legge naturale con l’omofobia è un errore che impedisce un dibattito sereno e costruttivo. Andare, al cuore dell’esperienza umana favorisce (come affermato nel dialogo tra Ratzinger e Habermas), l’emergere delle evidenze e le esigenze costitutive dell’umano. Sulla base di ciò è possibile un confronto ragionevole. “Parliamo di un dialogo che esige di essere arricchito e illuminato da ragioni, da argomenti razionali […] (riconoscendo) valori che trascendono i nostri contesti e mai negoziabili” (Papa Francesco, Fratelli tutti, 211).
Tener desto, vivo il dialogo sull’umano corregge la razionalità politica, come evidenziato da Papa Benedetto XVI, riscattandola di continuo dall’ideologia e dalla parzialità. Il nostro obiettivo è appunto dialogare, chiarire e mostrare che le nostre posizioni nascono da un profondo amore per la vita e per la famiglia, intesa come pilastro insostituibile della nostra civiltà!»