Aumentano i raid notturni, le “spaccate” ai negozi e i furti nelle campagne: in meno di tre settimane di ottobre Corato ha registrato una serie di episodi che delineano un quadro di crescente allarme sociale. Dalle auto prese di mira in centro alle scocche incendiate nelle campagne, passando per assalti a esercizi commerciali e aggressioni al personale in servizio, residenti e commercianti chiedono risposte rapide dalle istituzioni.
Prendendo in esame solo i primi venti giorni di ottobre (anche se il problema è ben più “vecchio”) la città e l’agro hanno fatto i conti con una sequenza di reati predatori — furti d’auto, ladri nelle sedi politiche, spaccate a bar e distributori, furti nelle botteghe e nei saloni — alcuni dei quali rivelatori di una criminalità sempre più spregiudicata. A preoccupare è anche il silenzio di chi, per paura di ritorsioni, non denuncia gli episodi subiti.
Il 1° ottobre è stata una giornata spartiacque. In diverse zone della città — tra via Gigante, via Mereu, via Generale Ameglio e aree limitrofe — sono state segnalate numerose auto con i finestrini mandati in frantumi. In molti casi i malviventi hanno rotto anche due vetri per vettura e si sono introdotti negli abitacoli per asportare oggetti di valore, spesso di scarso valore economico ma importante per i proprietari (documenti, portafogli, attrezzature personali). Episodi analoghi erano stati segnalati nei giorni precedenti in zona via della Macina.
Nella stessa giornata, nella zona rurale tra Corato e Ruvo di Puglia — in località Cavallerizza — sono state ritrovate scocche di autovetture compattate e poi incendiate, un segnale che fa sospettare l’esistenza di canali di smaltimento illegale o di un mercato di pezzi di ricambio di provenienza illecita.
Il 2 ottobre un panificio è stato vittima di una spaccata: i ladri hanno sfondato l’ingresso e sono fuggiti con il registratore di cassa. Il giorno successivo, il 3 ottobre, si è registrata l’aggressione a un capotreno della linea Bari Nord durante il servizio, episodio che ha sollevato indignazione tra i lavoratori dei trasporti e richieste di maggiore tutela per il personale di bordo.
Il 13 ottobre è stata presa di mira la sede locale del partito Fratelli d’Italia, con danni all’ingresso e indagini in corso per individuare i responsabili. Il 14 ottobre si è registrato un furto di olive nella campagna di contrada Mascoli: un fenomeno che, nelle aree rurali, si ripete con cadenza stagionale e che spesso provoca ingenti danni agli agricoltori.
Sul fronte delle indagini, un’operazione coordinata tra le procure e le forze dell’ordine ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili di assalti a mezzi pesanti (tir) nelle province di Bari e Bat; diversi episodi di queste rapine sono collegati, stando agli inquirenti, a dinamiche criminali che hanno coinvolto anche il territorio di Corato.
Nei giorni successivi, il 17 ottobre, un salone da parrucchiere è stato svaligiato per la seconda volta in poche settimane, mentre il 18 ottobre si è registrata una “spaccata” a un distributore di carburante in via Andria, con gravi danni alla struttura e perdita di merce.
Una parte degli operatori economici e alcuni cittadini avrebbero scelto di non sporgere denuncia per timore di ritorsioni o per sfiducia nell’efficacia di intervento immediato. Questo fenomeno, se confermato, rischia di rendere più difficili le attività investigative e di offrire ai criminali un terreno di impunità fatto di silenzi e sottovalutazioni.
Oltre al danno economico diretto per le attività colpite, la sequenza di reati ha un effetto psicologico sulla popolazione: aumenta il senso di insicurezza, modifica le abitudini (meno passeggiate serali, maggiore diffidenza) e complica la ripresa economica di negozi e attività che già affrontano sfide quotidiane.
L’ondata di reati registrata a Corato nel corso di ottobre disegna un quadro che richiede risposte articolate: repressione mirata verso i gruppi criminali individuati, ma anche interventi di prevenzione e una rete di fiducia tra cittadini e istituzioni per incoraggiare la denuncia. Solo un approccio integrato, che combini interventi investigativi, azioni di prevenzione territoriale e supporto alle vittime, potrà rallentare — e auspicabilmente invertire — la tendenza all’aumento della micro e macrocriminalità nel territorio.
A Corato il clima è teso: la “zona rossa” non è bastata a spegnere un’ondata di reati che mette a rischio attività economiche e tranquillità sociale. Serve più di una promessa: serve rapidità investigativa, coordinamento tra Prefettura, forze dell’ordine e Comune, e misure concrete per proteggere le vittime. Chiediamo un pugno di ferro, ma dentro i confini della legge: pattugliamenti notturni mirati, repliche immediate delle misure cautelari, una task force contro il riciclaggio di pezzi d’auto, incentivi per videosorveglianza e illuminazione pubblica nelle zone critiche, protezione per chi denuncia. Senza fiducia nelle istituzioni, il silenzio e la paura continueranno a favorire l’impunità.