Giovedì sera, al Chiostro del Comune di Corato, è successo qualcosa di raro: un concerto capace di toccare davvero, senza artifici, senza maschere. “Note di Luce”, questo il titolo dello spettacolo – parte della rassegna Brisighella Sotto le Stelle, organizzata dalla Pro Loco Corato – ha portato sul palco la cantautrice barese Luce (al secolo Lucia Montrone), accompagnata dal chitarrista Danilo Cataletto. Ma chiamarlo semplicemente “concerto” sarebbe riduttivo.
Luce non canta soltanto: racconta, accarezza, punge. Alterna brani suoi – scritti, vissuti, digeriti – a pezzi iconici della musica d’autore italiana, da Poetica a Nessuno vuol essere Robin, da Per due che come noi a Qualcosa che non c’è. Ma è prima di ogni canzone che accade qualcosa: la voce si fa racconto, le parole diventano confidenze. Parla di felicità, sì, ma in un modo diverso. Non quella euforica e distante, ma quella che inciampa, che si nasconde nei gesti quotidiani, nei momenti imperfetti, nei vuoti che impariamo ad abitare.
Il pubblico – davvero numeroso, con il Chiostro pieno in ogni ordine di posto – ascoltava in silenzio, con rispetto quasi religioso. Sembrava che nessuno volesse rompere l’incantesimo. Le candele disposte tutt’intorno amplificavano l’intimità, restituendo alla musica una dimensione che ultimamente si fa fatica a trovare: l’onestà.
Non c’è stato bisogno di effetti speciali. Solo una chitarra (a volte due), una voce, e una verità disarmante. Un’ora e mezza che è volata via lasciando qualcosa addosso. Un’emozione che, almeno per chi scrive, non si dimentica facilmente.
Non capita spesso di uscire da un concerto con la sensazione di aver vissuto qualcosa. Giovedì sera è successo. E di questo, a Luce, va detto grazie.