Tensione inattesa durante la cerimonia di premiazione dell’Apulia Web Fest, ospitata ieri sera a Palazzo Gioia. Nel corso della serata, la web serie israeliana Jananot ha vinto il riconoscimento per il miglior make up. A ritirare il premio è stato l’attore e produttore Daniel Hassine, che, nel suo intervento, ha dedicato il riconoscimento “ai prigionieri di Hamas”, aggiungendo: «Liberateli tutti, sono prigionieri da 709 giorni».
Le sue parole hanno subito diviso il pubblico: mentre alcuni spettatori americani presenti in sala hanno applaudito, altri hanno reagito gridando “Palestina, Palestina”, generando un momento di evidente imbarazzo.
A riportare calma è stato il direttore artistico Michele Pinto, che ha ricordato come “gli artisti non siano responsabili delle aberrazioni dei propri governi” e che il festival “deve rimanere uno spazio di confronto libero, nel rispetto reciproco”.
Successivamente è intervenuto il sindaco Corrado De Benedittis, che ha voluto ribadire: «L’Italia ripudia la guerra. No al riarmo: dobbiamo costruire ponti, non muri. Anche chi proviene da Paesi ‘controversi’ ha diritto di partecipare a queste manifestazioni. Non bisogna chiudere le porte a nessuno, ma fare un patto per una pace disarmata e disarmante».
Una riflessione necessaria
L’episodio mette in luce quanto i contesti culturali, anche i più sereni, possano trasformarsi in terreno sensibile quando emergono tensioni geopolitiche. Manifestazioni come l’Apulia Web Fest hanno il compito – e la sfida – di difendere la libertà d’espressione, senza però smarrire il senso di responsabilità che richiede il rispetto di ogni sensibilità. Solo un dialogo aperto e consapevole può permettere all’arte di rimanere ponte, e non arma, tra culture diverse.