

Ci sono storie che meritano di essere raccontate, anche a distanza di tempo, perché alla fine ti lasciano sempre qualcosa dentro, oltre che ad un moto di orgoglio per un proprio concittadino che raggiunge dei traguardi memorabili.
Avrete sicuramente sentito già parlare di Savio Cusanno, giovane atleta OCR con un curriculum di tutto rispetto per la sua giovane età e soprattutto visti i grandi traguardi raggiunti in pochissimi anni. Dallo scorso 19 ottobre, Savio è diventato campione italiano di OCR, ottenendo il primo posto nella finale nazione tenutasi a Città Sant’Angelo, oltre che il 10° posto assoluto su oltre 300 persone qualificate alla finale.
Una gara che Savio ha svolto quasi per caso, visto che fino all’ultimo momento è stato riluttante a partecipare a causa dei diversi stop avuti per motivi di salute. “In realtà avevo già svolto due gare qualificanti”, ci racconta Savio, “che mi permettevano di diritto di partecipare; avendo però perso molti allenamenti a causa di una operazione agli occhi, non ero propriamente convinto di riuscire a farcela. Grazie agli incentivi di diversi amici e colleghi, due giorni prima decido di partecipare con 0 aspettative, sapendo che però, se avessi vinto, sarei diventato automaticamente campione italiano. Anche a livello di preparazione, non ho fatto granché: ho svolto solo un allenamento lungo propedeutico alla gara, ma totalmente inconsapevole di quello che stessi per affrontare”.
La settimana di Savio si svolge sempre in maniera molto ferrea e serrata. Ci racconta che, ad ogni giorno della settimana, corrisponde un certo tipo di allenamento: il lunedì per esempio c’è una doppia seduta tra palestra e corsa lenta, il martedì le ripetute, il mercoledì allenamento di gambe e corsa lenta, il giovedì le ripetute, il venerdì allenamento hyrox, il sabato allenamento di corsa e la domenica corsa. Tra tutti gli allenamenti, quello che predilige è la corsa, in quanto materia principale del suo sport; grazie a questa tipologia di allenamenti combinati, riesce tranquillamente a superare gli ostacoli, facendo forza sulle gambe.
Il titolo di campione italiano arriva dopo una serie di delusioni nella carriera sportiva di Savio: dopo la qualifica agli Europei e ai Mondiali le cose non sono andate come sperava. “Siamo arrivati agli Europei”, racconta, “con una preparazione non buona in quanto al sud non abbiamo delle strutture adeguate per allenarci; siamo andati a gareggiare , quindi, contro qualcosa che non conoscevamo assolutamente e a cui non eravamo preparati. Ai Mondiali, invece, ho dovuto rinunciare per via di una operazione agli occhi. Dopo tutto questo, avevo assolutamente voglia di riscattarmi; sono gratificato di essere nei primi 10 campioni assoluti perché ho dovuto fare una scelta e significa che ho scelto la cosa giusta”. Dopo diversi anni con il suo coach Emilio Pagnotta, infatti, Savio ha deciso di proseguire la strada in autonomia e quindi di preparare su misura degli allenamenti a hoc che a quanto pare, risultano essere una scelta vincente. “Ringrazio però infinitamente Emilio per gli insegnamenti dati: se oggi sono riuscito ad ottenere questo risultato, è soprattutto merito suo”. Tra i ringraziamenti non mancano sicuramente il team Invictus, l’Atletica amatori Corato, i suoi amici e la sua famiglia che lo sostengono sempre e comunque e soprattutto la palestra Sqvad e la piscina Adriatika nuoto Ruvo, grazie a cui può alternare lavoro e allenamenti.
Tra gli obiettivi del futuro, quello di unire lo sport alla carriera militare e di qualificarsi nuovamente per gli europei e i mondiali 2026.
Ma c’è una cosa su cui Savio vuole lanciare un monito. “Vorrei ricordare a tutti che non esiste soltanto il calcio come sport principale. Credo che a questo punto debba essere necessario aumentare le attrezzature in paese. Correre su strada è molto pericoloso e l’unica cosa che potrebbe essere utile è allenarmi su una pista di atletica. Chiedo al sindaco di far diventare Corato una città dalle ampie vedute. Se si montassero in villa degli attrezzi per allenarci, potremmo dimostrare a tutti di essere una città di esempio e fautrice dello sport, non solo quello canonico. Correre può sembrare noioso, ma ci sono tante sfaccettature della corsa che è bene che tutti conoscano per potere scegliere liberamente che sport fare.”
E per concludere, un messaggio di speranza. “Può sembrare una frase scontata e un luogo comune, ma mi sento di dire a tutti che è importante non mollare mai e concentrarsi unicamente sul proprio percorso. Ho cominciato la gara vedendo gli altri superarmi. C’era solo una frase nella mia testa – Fai la tua gara e gestisci al meglio le energie. Questo mantra mi ha accompagnato fino a metà percorso, dove la situazione sembrava svoltarsi. All’ultimo ostacolo, quello del giavellotto, riesco a fare una cosa che pochi riescono a fare: far restare il giavellotto in equilibrio al primo tentativo. E questo ostacolo mi ha permesso di correre al traguardo. Tutto questo per dire che anche se si è al limite, è importante ricordarsi che non sai a cosa stai andando incontro fino a che non arrivi al traguardo. Vorrei che questo messaggio possa risuonare a tutti e per ogni situazione perché ci credo fermamente ed è la base su cui pongo tutto il mio percorso non solo sportivo, ma anche di vita”.

