La piccola, che lotta contro una leucemia, ha incontrato prima del concerto il cantante romano
Certe sere non si dimenticano: e quella di Marco Mengoni al San Nicola di Bari per la piccola Aurora, è stata una di quelle.
Cinque anni appena, e già una vita da raccontare. Una battaglia cominciata troppo presto, quando a due anni le è stata diagnosticata la leucemia. Da allora, Aurora ha imparato a conoscere ospedali, flebo e cicli di chemioterapia. Ma ha imparato anche a sorridere, sempre. A resistere. A sognare.
Il sogno aveva un nome preciso: Marco Mengoni.
"Durante Sanremo 2023, eravamo ricoverate", ha scritto sua madre, Vanessa Inchingalo, sui social. "La sua voce entrava nella nostra stanza, portava un po’ di luce. Aurora ha cominciato ad amarlo proprio lì, in ospedale".
Un amore nato tra le pareti bianche di un reparto oncologico. E diventato speranza. Così, dopo le cure più dure, Aurora ha chiesto solo una cosa: andare a vedere un concerto di Marco. Non da lontano, non da dietro. Viverlo davvero.
È successo domenica sera, a Bari. Un incontro nel backstage, un abbraccio stretto, le parole sussurrate. Poi, durante lo spettacolo, qualcosa di inaspettato. Mengoni si è interrotto, ha chiesto ai tecnici di illuminare un punto preciso della platea. Ha indicato lei.
"Quella voglio salutare. Quella bamboletta lì. Una vera guerriera".
Aurora è apparsa sui maxischermi. Il pubblico, senza bisogno di un invito, ha cominciato a scandire il suo nome: "Aurora, Aurora!". Lei, vestita di emozione, ha formato un cuore con le mani e ha lanciato baci verso il palco.
Mengoni ha sorriso. Un sorriso vero, rotto dall’emozione: "Basta, dai, altrimenti mi fai piangere", ha detto, con la voce commossa.
In quel momento, lo stadio si è fermato. Non c’era più il concerto. C’era solo una bambina e la sua storia, accolta da un’intera folla che l’ha abbracciata idealmente.
E forse Mengoni, tra una canzone e l’altra, gliel’ha dedicata davvero quella frase che canta da anni:
"Io sono un guerriero, e troverò le forze lungo il tuo cammino..."
Perché Aurora non è solo una fan. È il volto della musica che consola. La prova che un abbraccio può valere quanto una cura. E che certe notti, sì, possono davvero guarire un po’.