C’è una palazzina a due passi dal centro di Corato. Niente di particolare, a vederla da fuori. Ma dietro una di quelle porte, da anni, vive un uomo di cinquant’anni. Vive – si fa per dire – in un luogo che ha poco a che fare con l’idea di casa. Un ambiente che sembra più un magazzino abbandonato che uno spazio abitato, dove regnano sporcizia, cattivi odori, oggetti sparsi ovunque. Un posto che – diciamolo chiaramente – nessuno di noi accetterebbe mai di chiamare casa.
A farci entrare in quella realtà è stato un servizio che ha acceso un riflettore su una condizione umana al limite. Le immagini sono forti, disturbanti: resti di cibo, rifiuti ovunque, mobili rotti, un disordine che è più che fisico – è esistenziale. Eppure, tra quelle pareti, abita una persona. Da anni.
I vicini sono preoccupati. Raccontano di urla, di odori insopportabili. Raccontano anche di segnalazioni, tante, al Comune. Alcune risalenti a molto tempo fa. L’ultima visita ufficiale, dicono, è stata nel luglio 2024. Poi il silenzio. E l’uomo è rimasto lì, solo nel suo disordine, nel suo dolore invisibile.
Il sindaco Corrado De Benedittis e l’assessore al welfare Felice Addario non si nascondono: “La situazione è nota da anni ai servizi sociali e sanitari, e anche alla famiglia. Ma è una vicenda complessa, che coinvolge una persona fragile, non sempre disponibile alla collaborazione. E in questi casi non si può intervenire con la forza: ci vuole tempo, delicatezza, rispetto.”
Da quanto ci riferiscono, sono stati attivati più volte percorsi di supporto, nel rispetto delle libertà individuali. E proprio in queste settimane si sta cercando di mettere in campo un intervento concordato per restituire almeno un po’ di dignità abitativa all’uomo, senza togliergli il diritto alla propria casa.